venerdì 2 dicembre 2011

patrimoniali che colpiscono grandi patrimoni

io non vorrei mettere troppo il dito nella piaga, nel senso che qualcuno pure in pvt, mi potrebbe manifestare il suo dissenso, ma voglio dire, leggendo il sole 24 ore, questi giorni, leggo di patrimoniali che colpiscono grandi patrimoni, e di ici su seconde e terze case, ma voglio dire io, se qualche tassa in piu' serve ad alleggerire il credito di imposta, e la pressione fiscale delle imprese, in modo che possono assumere lavoratori, allora ben venga questa tassa in piu'..non so se ho reso l'idea qui sotto c'è l'articolo di riferimento
http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-12-01/pacchetto-casa-sale-miliardi-231134.shtml?uuid=AarM2UQE

SE MARCHIONNE VUOLE ANDARE VIA DALL'ITALIA, NULLA GLIELO IMPEDISCE, MA LA FIAT RESTA QUI'

«La Fiat non si farà condizionare»
Marchionne ribadisce la sua posizione

L'ad del Lingotto: «Siamo una multinazionale, con miliardi di investimenti, non si tratta di aprire un supermercato»

«La Fiom vuole la tirannia della minoranza»
«La Fiat non si farà condizionare»
Marchionne ribadisce la sua posizione
L'ad del Lingotto: «Siamo una multinazionale, con miliardi di investimenti, non si tratta di aprire un supermercato»

Sergio Marchionne (Epa)Sergio Marchionne (Epa)
MILANO - Nuovo attacco di Sergio Marchionne alla Fiom, il sindacato dei metalmeccanici Cgil , definita un'organizzazione «che vuole la tirannia della minoranza». Nel corso di un incontro organizzato a Washington dal Council for the United States and Italy,l'amministratore delegato ha sottolineato che il gruppo del Lingotto «non si farà condizionare». «Il fatto è - ha continuato Marchionne - che uno operaio su dieci vuole condizionare l'andamento dell'azienda. La Fiat non può essere la vittima di questa minoranza. Non si può investire così, siamo una multinazionale che ha attività in tutto il mondo, parliamo di miliardi di euro di investimenti, non di aprire un supermercato».
LA FRASE NON DETTA - Marchionne è stato anche protagonista involontario di un piccolo giallo: secondo quanto diffuso da Radio24, l'emittente che lo ha intervistato a Washington, Marchionne avrebbe detto che la Fiat, in caso del perdurare di difficoltà e tensioni nei rapporti sindacali, potrebbe lasciare l'Italia. Dopo la smentita della Fiat, l'emittente radiofonica ha ritirato la presunta notizia perché Marchionne - come confermato dall'audio registrato e presente sul sito della radio - non aveva di fatto mai detto nulla del genere.
MONTI - Sulla richiesta del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, di far intervenire anche il governo sui progetti industriali Fiat, Marchionne ha risposto: «Il governo non c'entra nulla e Monti, quel povero uomo che ha un mondo di cose da fare, cosa c'entra con la Fiat? Monti deve portare avanti una serie di manovre per cercare di ottenere la tranquillità a livello europeo dei finanziamenti del Paese e se non ce la fa, fallisce il progetto. Per questo deve essere assistito e appoggiato dalla politica fino a quando ha risolto il problema. Non abbiamo altra scelta. Bisogna lasciarlo lavorare. Ho una grande fiducia nelle sue capacità di gestione».
TERMINI IMERESE - Intanto sindacati e Dr Motor hanno sottoscritto l'accordo definitivo per la riconversione industriale dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. Lo ha annunciato l'amministratore delegato di Invitalia, Domenico Arcuri. «Dopo l'accordo tra Fiat e sindacati - ha detto - l'intesa è stata sottoscritta anche con Dr Motor. Quindi il processo di insediamento della Dr nel sito industriale di Termini da oggi può dirsi concretamente operativo».
Redazione Online

STRETTA SULLE PENSIONI, SCONTRO CON I SINDACATI









GOVERNO

Stretta anzianità, contributivo
ecco il piano per le pensioni

Necessari 41-43 anni di lavoro per poter lasciare oppure si aumentano le "quote", accelerato l'aumento dell'età per le donne: l'aggancio con gli uomini già nel 2018. Previsto un aumento di un paio di punti per le aliquote degli autonomi

di ROBERTO MANIA
ROMA - La riforma-Fornero è pronta. Il neo ministro del Lavoro ha annunciato ieri a Bruxelles che lunedì il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un pacchetto organico di interventi sulla previdenza. Ci sarà l'estensione a tutti del sistema contributivo nella forma pro-rata per il calcolo della pensione e l'accelerazione dell'innalzamento dell'età pensionabile delle donne dipendenti del privato, che dovrebbe passare già dal 2012 da 60 a 63 anni per poi agganciarsi a quella degli uomini già nel 2018 e non più nel 2026. Aumenteranno di un paio di punti percentuali i contributi a carico dei lavoratori autonomi attualmente intorno al 20-21 per cento. Ci sarà il blocco - anche se i dettagli devono ancora essere definiti - dell'adeguamento degli assegni (con l'esclusione di quelli al minimo) alla dinamica dell'inflazione dal quale arriveranno quasi 5 miliardi di euro.

Il ministro punta al superamento delle pensioni di anzianità, ma questo è anche il capitolo non ancora chiuso. C'è l'opposizione di tutti i sindacati e di una parte del Pd, mentre il Pdl e l'Udc potrebbero essere a favore. La soluzione più hard, sulla quale si sono concentrati i tecnici del governo, è quella di prevedere per tutti un'unica soglia di età contributiva a 41-43 anni per andare in pensione, con l'esclusione di coloro che hanno raggiunto 63 anni senza avere però quella anzianità contributiva: a loro verrebbe concesso di lasciare il lavoro, ma con una penalizzazione. In questo modo l'età di uscita tenderebbe a coincidere con quella della pensione di vecchiaia.
Se dovesse passare questa ipotesi, salterebbe il meccanismo delle quote che associa l'età con gli anni di contribuzione (fino alla fine del 2012 vale quota 96). In alternativa potrebbe esserci un innalzamento immediato delle quote, per esempio a livello "100". Resta il fatto che la Fornero ha sempre criticato soluzioni a metà che coincidono sostanzialmente con dei rinvii. Meglio interventi organici che unifichino le regole e non distinguano tra generazioni. "Faremo una riforma incisiva - ha infatti detto - ma che rispetti il criterio di equità tra generazioni". Quello delle pensioni di anzianità, come tante altre volte nel passato (l'ultima con la Lega nel governo Berlusconi) sarà comunque il terreno dello scontro. Ieri il leader della Cgil, Susanna Camusso, ha ripetuto che "il 40 resta un numero magico". Un tetto invalicabile anche per Cisl e Uil. E va detto che ormai i due terzi delle uscite per anzianità avvengono attraverso il canale dei 40 anni di versamenti contributivi. Nel 2010 - dati dell'Inps - su oltre 174 mila pensionati per anzianità, 116 mila avevano 40 anni di contributi.

Sono destinate a saltare anche le cosiddette "finestre mobili" per lasciare il lavoro che, nei fatti, sono servite a far slittare, di un anno per i lavoratori dipendenti e di un anno e mezzo per gli autonomi, l'accesso alla quiescenza. Un allungamento della permanenza al lavoro che, tra l'altro, non ha alcun effetto positivo sull'importo del futuro assegno. Pare sia ormai fuori dal menù l'ipotesi di anticipare dal prossimo anno e non più dal 2013, come previsto, il meccanismo che fa crescere l'età pensionabile con l'aumento della speranza di vita. A partire dal primo gennaio del 2013 l'incremento sarà di tre mesi.

Subito dopo le pensioni, il ministro Fornero ha annunciato che aprirà il capitolo mercato del lavoro, con attenzione in particolare alle donne e ai giovani. E, per quanto a titolo personale, ha voluto dire che punta pure all'introduzione del reddito minimo garantito. Sferzante il commento del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: "Mi pare un tema ripescato da pubblicazioni degli anni '70. Non so a chi serve, forse serve a mandare un messaggio a chi vuole essere suggestionato. Parliamo invece di pensioni e non lanciamo messaggi subliminali. Lasciamo il reddito minimo garantito a quando avremo più soldi".
(02 dicembre 2011) © Riproduzione riservata

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