IL CASO
Tangenti, bufera sul Pirellone
arrestato il pdl Nicoli Cristiani
Maxi operazione fra Cremona, Milano e Bergamo. Sequestrati due cantieri della Brebemi, una cava destinata a una discarica d'amianto e un impianto per il trattamento dei rifiuti. Il vicepresidente del consiglio regionale aveva in casa due buste con 100mila euro in contanti
Il vicepresidente del consiglio della Regione Lombardia, il 68enne bresciano Franco Nicoli Cristiani (Pdl), è stato arrestato all'alba dai carabinieri di Brescia. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa nell'ambito di un'inchiesta per una presunta tangente da 100mila euro. L'operazione dei carabinieri di Brescia, supportati da personale del Ris e da un elicottero, ha condotto all'arresto di imprenditori, politici e funzionari pubblici.
I militari hanno trovato nell'abitazione di Nicoli Cristiani 100mila euro in contanti, in pezzi da 500, riconducibili a una presunta tangente che a fine settembre, al ristorante Berti di Milano, sarebbero stati consegnati all'uomo politico da Pierluca Locatelli, imprenditore attivo nello smaltimento dei rifiuti. La presunta tangente sarebbe servita per accelerare l'iter di autorizzazione di una discarica nel Cremonese. Nelle intercettazioni telefoniche
i pezzi da 500 euro erano chiamati "big bubble". La moglie di Locatelli, mentre la coppia si accingeva a portare il denaro, intercettata in auto appariva molto nervosa per il timore di essere controllata da qualche organo di polizia o per il fatto di non aver contato bene le banconote.
Il 'ras di Brescia'
I reati contestati sono traffico organizzato di rifiuti illeciti e corruzione. Sequestrati la cava di Cappella Cantone (Cremona) destinata a una discarica di amianto, un impianto per il trattamento di rifiuti a Calcinate (Bergamo) e due cantieri della Brebemi a Cassano d'Adda (Milano) e Fara Olivana Con Sola (Bergamo). L'operazione ha impegnato 150 uomini dell'Arma. In carcere anche il coordinatore degli staff dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) della Lombardia. I militari si sono presentati in
tarda mattinata al Pirellone, dove Nicoli Cristiani ha i suoi uffici istituzionali al 24esimo piano.
"Colpito dalla notizia", ma anche "fiducioso nell'operato della magistratura": il presidente del consiglio regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni, ha commentato in questi termini l'arresto del suo vice. Più duro l'europarlamentare leghista Matteo Salvini, secondo il quale cominciano a essere "un po' troppi" i "problemi" nel Pdl lombardo. "Tutti sono innocenti fino a prova contraria - afferma Salvini ricordando i casi di Desio, Cassano d'Adda, Buccinasco, Arese e Garbagnate - ma i problemi in casa Pdl iniziano a essere un po' troppi. La Lega fa molta attenzione a chi candida, speriamo in futuro lo facciano anche gli altri". Dall'opposizione Sel e Idv hchiedono di valutare il "dato politico" del nuovo caso giudiziario che coinvolge la Regione Lombardia. E il Pd invita il governatore Roberto Formigoni a intervenire in aula per riferire sulla vicenda.
Nicoli Cristiani è il secondo vice dell'assemblea del Pirellone a finire sotto inchiesta con accuse di corruzione in questa legislatura. L'estate scorsa fu il caso delle presunte tangenti a Sesto San Giovanni a travolgere l'altro vicepresidente Filippo Penati, che poi si dimise dal suo incarico nell'ufficio di presidenza e passò dal Pd al gruppo misto, dove tuttora siede. Attualmente i due vicepresidenti di Boni sono appunto Nicoli Cristiani (Pdl) e Sara Valmaggi (Pd), eletta a settembre al posto di Penati.
Legambiente Lombardia sostiene che "con gli arresti di oggi e i sequestri dei cantieri Brebemi viene alla luce l'ennesimo sistema di malaffare e corruzione made in Lombardia. E, tanto per cambiare, la vicenda assume tutti i connotati di una gigantesca cupola ecomafiosa". "Restiamo in attesa di conoscere i dettagli - fa sapere Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - ma intanto chiediamo spiegazioni dei troppi misteri che avvolgono il finanziamento autostradale Da anni sfidiamo gli avvocati di Brebemi denunciando che i cantieri lavorano senza le garanzie degli istituti di credito. Ora vogliamo vederci chiaro, perché il pericolo che avevamo paventato nei giorni scorsi diventa terribilmente concreto: che la Brebemi resti un ecomostro incompiuto e che alla fine i soldi li debba mettere lo Stato più indebitato d'Europa".
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