FORZA ITALIA LA BASE IN RIVOLTA FONTE HUFFINGTON POST
La voce di Silvio Berlusconi pare arrivare dall’oltre. Quando l’ex
premier si collega in vivavoce da Arcore con lo stato maggiore riunito a
San Lorenzo in Lucina,
le proiezioni inchiodano Forza Italia al 16 per cento. Il minimo storico dalla discesa in campo, un dato oltre le peggiori
previsioni.
Il
Capo è provato, consapevole che si tratta della fine di un epoca.
Ammette che è un disastro e chiede di spiegare la sconfitta come frutto
della sua “assenza” dalla campagna elettorale e come risultato dell’anno
più difficile, con la decadenza dal Parlamento e il dramma dei servizi
sociali. Anche se, ragionando sui dati, tutti hanno la sensazione che è
accaduto qualcosa di più profondo: al Nord Forza Italia
si sta estinguendo (poco più di 12 nel Nord Est, poco più di 13 nel
Nord Ovest), una parte del suo elettorato si è rifugiato nell’astensione
e il marchio Berlusconi non tira più. Più debole nel paese, Forza
Italia è più debole anche in Parlamento: “Berlusconi – spiega un azzurro
di rango – voleva usare il boom di Grillo per riaprire la trattativa
con Renzi su riforme e governo. Ma il boom l’ha fatto Renzi e cambia
tutto”.
San Lorenzo in Lucina è un deserto. Sulle pareti le foto dei bei
tempi che furono: la discesa in campo, Silvio sorridente coi grandi
della terra, l’Aquila, i G8, le folle oceaniche. Ora i corridoi sono
vuoti. I pochi big chiusi nelle stanze. Verdini è una maschera di
ghiaccio. Ghiaccio, come la temperatura della sua stanza, ben sotto i
venti gradi, quasi per tenere freddo il sangue. Arrivano Rotondi, la
Polverini, Tajani. “A quanto sta Alfano?” è la domanda che rimbalza
nervosamente nel quartier generale berlusconiano. Perché solo il
funerale dell’Ncd può consentire di “coprire” il proprio: "Gli elettori -
afferma Rotondi per esorcizzare la sconfitta - dicono che il
centrodestra italiano è ancora berlusconiano".
L’ingrato compito
di affrontare i cronisti viene affidato a Deborah Bergamini, esausta
dopo una campagna elettorale con quattro ore di sonno a notte. È lei che
dopo il summit telefonico con Berlusconi arriva in sala stampa: “Il
risultato - dice - non è
esaltante. Ma abbiamo fatto una campagna elettorale con Berlusconi ai
box, impossibilitato a muoversi a seguito dell’affido ai servizi sociali
e impossibilitato a tenere comizi e a parlare liberamente, ad esempio
non ha mai potuto parlare della magistratura. Insomma, è stato un anno
orribile, con la condanna ingiusta per Berlusconi e la sua estromissione
dal Senato, poi la scissione di Ncd. Alla luce di questo dato non si
può dire che sia un risultato negativo per Forza Italia”. In nottata
arriva da Arcore anche la dichiarazione fotocopia di Giovanni Toti:
“Forza Italia paga pesantemente una campagna elettorale viziata da una
decisione che considero gravemente iniqua da parte della magistratura e
che ha privato i moderati italiani del loro storico punto di
riferimento”.
È questa la linea su cui si attestano le poche dichiarazioni dei big di Forza Italia. Poche, per un partito abituato all’inondazione
dei media. Gelmini, Santanché, Romani che parla della necessità di
aprire il “cantiere del centrodestra”. Poche e rilasciate quasi come un
atto dovuto e senza convinzione. Nella consapevolezza che questa volta
sarà difficile spiegare tutto con l’assenza di Berlusconi. A microfoni
spenti già trapelano i primi segnali di guerra: “Così moriamo tutti,
serve una riflessione”. Raffaele Fitto, unico vincitore di un partito in
disfacimento, è pronto a piombare a Roma per chiedere un chiarimento
interno, forte della sua valanga di preferenze e dell’ottimo risultato
al Sud. Chiarimento politico sulla linea da tenere con Renzi. E
organizzativo sulla gestione del partito. Non è il solo. Per mercoledì è
prevista una riunione di Berlusconi con tutto lo stato maggiore di
Forza Italia. A notte fonda nessuno vede l’alba.