Assange, "Svezia tratta su estradizione in Usa"
Australia: "America responsabile per rivelazioni"
L'Indipendent: contatti segreti tra Stoccolma e Washington, gli svedesi smentiscono. Il governo di Canberra sostiene che dietro la fuga di notizie non ci sia il fondatore di WikiLeaks, arrestato ieri, ma il dipartimento di Stato. Folla davanti alla casa del figlio di Assange
CANBERRA - Il governo australiano accusa: sono gli Stati Uniti i responsabili della fuga di notizie di WikiLeaks, non "il signor Assange", arrestato ieri a Londra 1. Lo dichiara il ministro degli Esteri, Kevin Rudd, secondo cui la vicenda solleva questioni sull'adeguatezza della sicurezza Usa sui cablogrammi. "Assange - ribadisce il ministro australiano - non è responsabile della diffusione non autorizzata di 250 mila documenti dalla rete Usa di comunicazioni diplomatiche. I responsabili sono gli Stati Uniti".Stati Uniti che, scrive il quotidiano Independent citando fonti diplomatiche, hanno avviato discussioni informali con la Svezia sulla possibilità di consegnare il fondatore di WikiLeaks alla giustizia americana. Notizia smentita dal ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt. "Abbiamo un sistema giudiziario indipendente - ribatte Bildt, in visita a Belgrado - che agisce in modo indipendente secondo il diritto e che non ha nessun contatto con le autorità politiche svedesi o altre autorità". Ieri, mentre Assange veniva preso in consegna da Scotland Yard, il suo avvocato Mark Stephens prospettava il rischio di "forze occulte in azione 2" nel caso in cui il suo cliente sia estradato in Svezia.
Nella battaglia legale contro l'estradizione in Svezia annuncia la sua scesa in campo accanto ad Assange anche Geoffrey Robertson, 64 anni, notissimo avvocato dalla doppia nazionalità, australiana e britannica, esperto di diritti civili. Lo ha confermato il suo studio legale a Londra. Robertson è specializzato proprio in estradizioni e ha fatto parte dei team difensivi in alcuni tra i più importanti processi inerenti il diritto alla libertà di parola della storia britannica. È stato anche legale dello scrittore Salman Rushdie, colpito da una condanna a morte emessa dalle autorità religiose iraniane per il suo libro I versetti satanici.
Il ministro degli Esteri australiano Kevin Rudd garantisce che qualsiasi azione legale intrapresa in Australia contro Assange non sarà guidata da motivazioni politiche. "Siamo una nazione fondata sulla legge e come tale dobbiamo aspettare i rapporti della polizia federale australiana. Le decisioni saranno prese dai tribunali australiani. Queste sono decisioni legali e giudiziarie, non politiche, e così dovrebbe essere in qualsiasi altro Paese". Rudd spiega infine che l'Australia sta assicurando a Julian Assange "normale" assistenza consolare, come per tutti i cittadini australiani, in relazione alle sue udienze in tribunale a Londra sulla sua possibile estradizione in Svezia, dove il fondatore di WikiLeaks è ricercato per stupro e molestie sessuali su due donne. "Gli daremo presto una lettera - aggiunge Rudd - che spiega come forniremo le visite consolari e qualsiasi altro aiuto riguardante il suo benessere e i suoi diritti".
Giovedì Assange incontra gli avvocati. Intanto è previsto per domani l'incontro tra Julian Assange e la squadra legale che lo assiste nella vicenda dell'estradizione richiesta dalla Svezia. Lo riporta SkyNews.
Assange: "Australia asservita agli Usa". Le parole del ministro degli Esteri suonano come una risposta alle accuse mosse al governo australiano da Julian Assange. Secondo il fondatore di WikiLeaks, il premier laburista Julia Gillard non lo difende perché non vuole che siano rivelate verità scomode sui suoi maneggi diplomatici e politici. Dopo la diffusione dei cablo della diplomazia Usa, Assange aveva scritto un articolo sul quotidiano The Australian del gruppo Murdoch, in cui aveva definito i poteri del governo australiano "pienamente asserviti agli Usa, se si tratta di cancellare il mio passaporto australiano o di spiare e perseguitare i sostenitori di WikiLeaks". "Ci si aspetterebbe - accusa Assange - che un premier australiano difenda i propri cittadini contro tali attacchi, ma finora da parte sua vi sono state solo accuse assolutamente infondate di illegalità".
Daniel Assange: "Mio padre, un audace". A Melbourne la polizia ha allontanato una folla che si era raccolta davanti a una casa dove credeva abitasse ancora Daniel Assange, figlio ventenne del fondatore di WikiLeaks. Saputo dell'assembramento, Daniel ha interrotto il silenzio via Twitter, per far sapere che non abita più da anni in quella casa, nel sobborgo di Carlton, tutt'ora presidiata dalla polizia. Daniel, designer di software e studente universitario, ha inoltre chiesto un "trattamento giusto" e non condizionato da obiettivi politici, augurandosi che l'arresto del padre in Gran Bretagna non sia il primo "passo verso l'estradizione negli Usa". Il figlio di Julian Assange ha ricevuto minacce di morte negli ultimi giorni.
La madre di Assange: "Gioco sporco". Anche la madre del fondatore di Wikileaks si dice preoccupata per le interferenze politiche nel procedimento contro il figlio. "Qui non si gioca correttamente" denuncia Christine Assange dalla sua casa nella Sunshine Coast australiana, dove si è rifugiata per evitare l'assalto dei giornalisti. "Julian è andato spontaneamente ad affrontare le accuse contro di lui - dichiara Christine al Sunshine Coast Daily - e loro l'hanno messo sul ring con le mani legate dietro la schiena".
Svezia, attacco hacker a Procura e avvocato. Dopo il sito internet della Procura svedese che ha spiccato il mandato di cattura contro Julian Assange, anche l'avvocato delle due donne che accusano il fondatore di Wikileaks di stupro e aggressione sessuale è stato oggetto di un attacco informatico. Lo ha annunciato il legale, Claes Borgstrom. "La nostra casella e-mail e il nostro sito internet sono stati piratati la notte scorsa e stamattina presto - ha dichiarato in conferenza stampa nel suo ufficio a Stoccolma -. Pensiamo che siano le stesse persone che hanno attaccato il sito del procuratore", che oggi funziona normalmente. Secondo la società per la sicurezza informatica Panda Security, autore degli attacchi è il gruppo "Anonimi", che sarebbe responsabile anche delle azioni sul web contro Paypal e la banca postale svizzera, "colpevoli" di aver bloccato le transazioni finanziarie di Wikileaks.
PayPal ammette pressioni governo Usa. PayPal, il servizio per i pagamenti online, ha deciso di bloccare i trasferimenti di fondi a WikiLeaks "perché il Dipartimento di Stato ci aveva detto che quel che stavano facendo era illegale". Lo ha affermato il vice presidente di PayPal, Osama Bedier, intervenendo alla conferenza Le Web a Parigi e confermando così le pressioni Usa per fermare i flussi finanziari a favore di Julian Assange e della sua organizzazione. E anche PayPal è finita sotto attacco degli hacker.
Sotto attacco siti Mastercard e banca svizzera. Il sito di Mastercard è stato colpito da un attacco di hacker come ritorsione nei confronti di quelle società che hanno bloccato dei servizi a WikiLeaks. Un gruppo anonimo, che dice di sostenere l'''operazione Payback'', ha dichiarato attraverso Twitter di essere dietro all'azione che ha creato problemi al sito della società di carte di credito. Sotto attacco sono finiti anche i siti internet del tribunale svedese e dell'autorità svizzera che ha bloccato il conto corrente di Julien Assange.
Tunisia, la "quasi-mafia" di Ben Ali. Intanto, anche con Assange in carcere in Inghilterra, non si ferma il quotidiano flusso di rivelazioni che sta scuotendo la rete diplomatica americana. L'ultima riguarda l'ambasciatore americano a Tunisi, Robert F. Godec, autore di dispacci datati giugno 2008 e luglio 2009, pubblicati da WikiLeaks. Nel primo, l'ambasciatore denuncia la corruzione in Tunisia, soffermandosi poi sulla famiglia del presidente Ben Ali in un capitolo apposito. "E' spesso citata come il nexus (connessione) della corruzione tunisina - scrive Godec -. Definita come una quasi-mafia. Dire 'La Famiglia" basta per intendere a chi ti riferisci". Sulla stessa linea il secondo dispaccio, del luglio 2009. "Il problema: un regime sclerotico e una corruzione crescente", è il titolo di un paragrafo.
Tunisini da Guantanamo, scontro diplomatico. Riad Nasri e Adel Ben Mabrouk, i due tunisini provenienti dal carcere Usa di Guantanamo 'affidati' all'Italia e giunti a Milano il 30 novembre 2009, nel giugno di quell'anno furono al centro di un serrato confronto tra ambasciatori occidentali a Tunisi. Lo si legge in un altro dispaccio dell'ambasciatore Godec, che il 22 giugno del 2009 incontrò gli ambasciatori Kerll (Germania), Antonio D'Andria (Italia), Chris O'Connor (Gb), Serge Degallaix (Francia) e Bruno Picard (Canada). "L'ambasciatore italiano - si legge nel cable - dice che l'Italia ha avuto pochi problemi in passato con individui trasferiti in Tunisia. Perché il governo tunisino dovrebbe maltrattare o torturare i prigionieri trasferiti da Guantanamo?". Contro le certezze del legato italiano si espressero lo stesso Godec e l'ambasciatore canadese, affermando di avere in mano rapporti e prove di torture sui detenuti provenienti da Guantanamo nelle carceri tunisine.
Lockerbie, Gheddafi minacciò Londra. Il leader libico Muammar Gheddafi minacciò la Gran Bretagna di "enormi ripercussioni" se Abdel Basset al-Megrahi, il responsabile dell'attentato di Lockerbie, fosse morto nella prigione in cui era detenuto in Scozia. Lo affermano due nuovi cablogrammi diplomatici americani diffusi dal Guardian. "Senza tanti giri di parole, i libici hanno fatto sapere al governo di Sua Maestà che vi sarebbero enormi ripercussioni per le relazioni bilaterali fra Gran Bretagna e Libia" senza il rilascio in anticipo di al Megrahi, scrive il reggente dell'ambasciata americana a Londra, Richard LeBaron, nell'ottobre del 2008. Nel gennaio del 2009, l'ambasciatore americano a Tripoli, Gene Cretz, precisa che "minacce specifiche includono la cessazione immediata di qualsiasi transazione commerciale, la diminuzione di livello o il blocco delle relazioni politiche e proteste contro i siti ufficiali britannici". Cretz sottolinea che "il regime libico mantiene un approccio essenzialmente criminale". Al-Megrahi fu liberato dalle autorità giudiziarie scozzesi nell'agosto del 2009 per ragioni umanitarie, perché considerato in fin di vita. Decisione fortemente criticata dagli Stati Uniti.
Gheddafi, eccentrico con pochi collaboratori. E Muammar Gheddafi, scrivono i diplomatici Usa negli ultimi cablogrammi riportati oggi dal Guardian, è un personaggio "volubile ed eccentrico" che soffre di diverse fobie, ama il flamenco e le corse dei cavalli, agisce a seconda dei suoi capricci e irrita allo stesso modo amici e nemici. Gheddafi viene spesso ridicolizzato in Occidente, ma è guardato con sospetto e paura in diverse aree del continente africano, dove leader e funzionari si oppongono al suo piano di dare vita agli Stati Uniti d'Africa, si legge ancora nei documenti. Il Presidente ugandese Yoweri Museveni teme addirittura un possibile attacco libico al suo aereo. L'inviato Usa in Libia, Gene Cretz, definisce il leader libico "dipendente in modo quasi ossessivo da un piccolo circolo di persone fidate", tra cui un collaboratore con cui parla attraverso un telefono rosso. Nelle sue comunicazioni al Dipartimento di stato, Cretz sottolinea come "Gheddafi sia noto per la sua predilezione a cambiare idea". I diplomatici Usa scrivono molto anche sulla famiglia di Gheddafi, in particolare sui figli Saif al Islam e Muatassim. Per l'Ambasciatore Usa a Tripoli, la conclusione per gli interessi Usa è chiara: "Sebbene si possa essere tentati a vedere nelle sue eccentricità un segno di instabilità, Gheddafi è un personaggio complicato che è riuscito a rimanere al potere per 40 anni attraverso un abile equilibrio tra interessi e metodi di realpolitick. È importante garantire i contatti con Gheddafi e il suo ristretto circolo di collaboratori".
Droga e prostitute per i reali sauditi. Eccessi di ogni genere si celano dietro il rigore religioso della famiglia reale saudita, secondo quanto riferiscono fonti diplomatiche americane rivelate da Wikileaks riprese dal Guardian. Si racconta, per esempio, di una festa di Halloween organizzata lo scorso anno da un membro della famiglia reale, in cui andarono in fumo tutti i tabù della rigida morale islamica del regno wahabita. Nella villa super-sorvegliata di un facoltoso principe della famiglia al-Thunayan l'alcool scorreva a fiumi e non mancarono le prostitute. Il dispaccio, firmato dal console a Gedda, Martin Quinn, concludeva che "anche se in questo caso non ci sono testimoni diretti, l'uso di cocaina e l'hashish è consueto in questi ambienti sociali". Alla festa, da cui venne tenuta lontana la polizia religiosa grazie alla protezione della famiglia reale saudita, parteciparono circa 150 persone, uomini e donne, in gran parte tra i 20 e i 30 anni.
Siria a Iran: "Guerra a Israele, non contate su noi". Secondo informazioni raccolte in ambienti politici siriani dall'ambasciata Usa a Damasco, trapelate oggi attraverso Wikileaks e riprese dal giornale israeliano Yediot Ahronot, la Siria informò l'Iran di non essere disposta a farsi coinvolgere direttamente in una guerra con Israele in caso di attacco contro le installazioni nucleari di Teheran. Le informazioni sono contenute in un dispaccio riservato dell'ambasciata Usa datato 20 dicembre 2009. La posizione siriana sarebbe stata comunicata all'inizio di quello stesso mese a una delegazione iraniana giunta a Damasco con la sicurezza che l'attacco di Israele all'Iran "non è questione di se, ma di quando". Per tutta risposta, la leadership siriana avrebbe avvertito gli ospiti di non aspettarsi una partecipazione delle forze siriane, né delle milizie sciite libanesi di Hezbollah o degli islamico-radicali palestinesi di Hamas. L'Iran, pare sia stato il messaggio, "è forte abbastanza" per difendere il suo programma nucleare ed eventualmente combattere contro Israele. Non solo: la Siria avrebbe escluso anche una propria partecipazione in caso di nuova guerra in Libano fra gli israeliani e Hezbollah.
In Europa mafia Russa protetta da Mosca. La mafia russa in Europa rappresenta una nuova 'piovra' che beneficia di protezioni a Mosca. Lo rivelano vari documenti diplomatici americani resi pubblici da WikiLeaks e pubblicati da Le Monde. Il giornale cita a questo proposito alcuni file della diplomazia Usa che riportano le preoccupazioni del procuratore spagnolo Jose 'Pepe' Grinda Gonzales, sottolineando come proprio la Spagna sia diventata una delle basi delle organizzazioni criminali russe. Secondo il procuratore, come riportato dalla ambasciata americana l'8 febbraio 2010, la Bielorussia, la Cecenia e la Russia sono quasi degli ''Stati mafiosi'' e ''l'Ucraina lo diventera'''. Per ''ciascuno di questi Stati - afferma ancora il procuratore, secondo quanto riportato da Le Monde - non si può fare differenza tra le attività del governo e quelle dei gruppi della criminalità organizzata''. Un'ulteriore conferma è quella del procuratore di Barcellona Fernando Bermejo, impegnato nella lotta alla mafia: il 29 settembre 2009, egli confida ad un diplomatico americano che ''moltissimi'' membri della mafia russa sono attivi in Catalogna.
Spagna offrì a Usa aumento forza militare. Il governo socialista spagnolo del premier Josè Luis Zapatero ha offerto agli Usa nel 2008 di ospitare in Adalusia, vicino a Cadice, il comando militare americano per l'Africa (Africom), stando alle ultime rivelazioni di WikiLeaks pubblicate oggi da El Pais. Il governo spagnolo ha fatto di tutto per ricucire con l'amministrazione americana dopo lo strappo del 2004 provocato dal ritiro unilaterale dei soldati di Madrid dall'Iraq, confermano i messaggi riservati dei diplomatici Usa. "Tutte le porte sono aperte per voi. Ho detto ai miei che l'ambasciatore degli Stati Uniti e rappresentante di Obama non è un altro ambasciatore, ma qualcuno di speciale" ha detto in gennaio al nuovo capo della missione diplomatica Usa in Spagna Alan Solomont il premier Josè Luis Zapatero, sempre secondo i dispacci inviati a Washington all'ambasciata a Madrid. Washington ha preferito non spostare da Stoccarda, in Germania, il nuovo comando per l'Africa, che Madrid aveva proposto di ospitare nella base andalusa di Rota, sulla costa dello stretto di Gibilterra. "Vogliamo rafforzare le nostre eccellenti relazioni con gli Stati Uniti, e vogliamo che voi sappiate che potete contare sul mio governo e fidarvi di noi" ha detto ancora nel gennaio scorso Zapatero all'ambasciatore Solomont, secondo i cablogrammi dell'ambasciata Usa.
Usa: "Danneggiate relazioni diplomatiche". Toni e giudizi simili a quelli già rilevati in tantissime precedenti corrispondenze partite dalle ambasciate Usa per Washington pubblicate da Wikileaks. Rivelazione che ha danneggiato le relazioni statunitensi con i suoi alleati e cambierà il modo di agire degli individui e dei governi, come riconoscono oggi tanto il Pentagono che l'amministrazione americana. "Per qualche tempo, le relazioni diplomatiche saranno più complicate" spiega il portavoce del Dipartimento di Stato, P.J.Crowley, in un incontro con la stampa straniera. Il portavoce del Pentagono, colonnello David Lapan, in un briefing con la stampa dichiara che gli Usa hanno la sensazione di "un passo indietro" nelle relazioni internazionali, rivelato ad esempio dalla presenza di "un numero minore di diplomatici in incontri che di solito ne raccoglievano di più". "Sappiamo - dice il colonnello, aggiungendo un ulteriore dettaglio - che c'è stata almeno una riunione in cui si è chiesto che tutti i block-notes rimanessero all'esterno".
Gheddafi: "Sito di Assange mette a nudo ipocrisia Usa". Considera 'molto utile' il sito di Assange il leader libico Muammar Gheddafi, che vede in WikiLeaks un modo per mettere a nudo "l'ipocrisia americana" e rivelare "la vera diplomazia" di Washington. WikiLeaks ha "messo a nudo l'ipocrisia americana" e ha rivelato che "le relazioni degli Stati Uniti, anche con i suoi stessi alleati, sono ipocrite", ha dichiarato il colonnello, citato dall'agenzia libica Jana che oggi pubblica il testo integrale di una video conferenza data giovedì scorso dal leader libico alla London School of Economics. Wikileaks "ha provato che l'America non è come vuole far credere ai suoi alleati e amici", ha aggiunto Gheddafi.
Società islandese annuncia azioni legali contro Visa. Datacell, società islandese che permetteva a WikiLeaks di ricevere donazioni, ha annunciato azioni legali nei confronti del gruppo Visa per aver bloccato i suoi versamenti al sito. Secondo una nota di Datacell, i clienti di Visa hanno ribadito di voler fare donazioni al sito di Julian Assange e Visa si è piegata a pressioni politiche, invece di occuparsi di ciò per cui è stata creata, ovvero trasferire denaro. Visa ha comunicato ieri di aver deciso di sospendere l'autorizzazione ai pagamenti verso il sito WikiLeaks nell'attesa di avere ulteriori elementi sulla natura delle sue attività e di capire se queste contravvengono alle regole di funzionamento Visa.
L'uomo di 'Pentagon Papers': "Assange come me". Daniel Ellsberg, l'uomo all'origine dei 'Pentagon Papers', la più clamorosa fuga di notizie militari ai tempi della guerra del Vietnam, è tornato a difendere Julian Assange parlando di ''forze potenti'' in America che cercano di soffocare la sua campagna per la trasparenza. ''Ogni attacco contro Assange e WikiLeaks fu fatto contro di me e contro la pubblicazione dei Pentagon Papers. Wikileaks ha liberato il genio della trasparenza dalla sua lampada molto opaca e forze potenti in America che prosperano nella segretezza stanno cercando dieparatamente di rimetterlo dentro'', ha scritto Ellsberg in una lettera aperta firmata anche da altri grandi 'whistleblower' (funzionari che denunciano pubblicamente le malefatte di una istituzione) della storia: tra questi, Coleen Rowley e Sibel Murray dell'Fbi, l'ex ambasciatore britannico in Uzbekistan Craig Murray e Larry Wilkerson, l'ex capo di gabinetto di Colin Powell al Dipartimento di Stato.
Fij: "Assange non è giornalista, ma ha diritto a libertà espressione". "Assange non è un giornalista"
ma gli deve essere assicurato comunque "il diritto alla libertà d'espressione" e quello "ad un giudizio giusto: si tratta di diritti umani fondamentali che valgono per tutti". Questa la posizione espressa oggi dalla Federazione internazionale dei giornalisti (Fij) sulle pressioni e le vicende giudiziarie che stanno coinvolgendo il fondatore di Wikileaks. Secondo Ernest Sagaga, responsabile comunicazione e diritti umani per la Fij, Julian Assange non è infatti da considerarsi un giornalista, con lo status che ne deriva, ma ciò non toglie che "debba godere della protezione di diritti fondamentali, quali quello all'espressione e ad un giudizio giusto, rapido e non legato ad elementi esterni".
Media Avana: "Nuove rivelazioni su Ardin". La tv cubana ha promesso ''nuove rivelazioni'' su Anna Ardin, una delle donne le cui accuse sono alla base dell'arresto di Julian Assange, dopo la denuncia apparsa sul Granma secondo cui ''Anna la cubana'' sarebbe una collaboratrice della Cia. ''Dietro lo scandalo sessuale che punta a screditare Assange c'è una collaboratrice'' cubana della Cia, afferma il quotidiano del Pc cubano Granma, precisando che la Ardin ''è nota per i suoi articoli al vetriolo su siti web finanziati dall'Usaid'', l'agenzia Usa di aiuti all'estero.
CARI AMICI MA DICO IO IO NON MI ESPRIMO SU QUANTO QUESTO SITO HA EPRESSO NEI VARI AMBITI INTERNAZIONALE...MA SU BERLUSCONI HA DETTO COSE VERE...UN PREMIER NON VA A FESTE CON RAGAZZE MINORENNI, NON PENSA AI FATTI SUOI NON LASCIA NAPOLI NELLA SPAZZATURA, NON VIENE DEFINITO UN LECCHINO DI PUTIN, SE AL DIPARTIMENTO DI STATO DICONO QUESTE COSE HANNO RAGIONE IO NON MI SENTO DI DARGLI TORTO...IN ITALIA BISOGNA SUPERARE QUESTA FASE DI STALLO...ANDARE OLTRE IL BERLUSCONISMO...SERVE UNA FASE NUOVA UN PREMIER CHE FACCIA POLITICA...
DIREI CHE JULIAN ASSANGE VA LIBERATO QUESTA E' UN INGIUSTA DETENZIONE
http://www.repubblica.it/
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=34809&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=
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